Ecco perchè non visitare mai Dubai

La perla del Persico è cresciuta in un battibaleno. Dubai però nasconde degli orrori. Scopriamoli!

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(E non dovreste farlo nemmeno voi!)

Scorrendo instagram mi capita sempre più di vedere influencer e persone dello spettacolo visitare Dubai mostrandone i comfort e il lusso. Alcunз vi si stabiliscono del tutto. E quello che penso ogni volta è: ma con tutte le meraviglie di questo mondo proprio a Dubai? Una città dove tutto è stato costruito per battere un record: le auto più veloci, i grattacieli più alti, i centri commerciali più lussuosi. Ci siamo sempre chiestз se si trattasse di un nostro pregiudizio verso la città o se ci fosse davvero qualcosa di problematico dietro questa crescita così rapida. Così ci siamo informatз, ed ecco a voi perché Dubai non sarà mai uno dei nostri Perfect Places.

Burj Khalifa

Una grossa torre, o meglio, la più grossa torre del mondo. Un grattacielo di vetro e metallo che come scopo principale ha quello di essere osservata e fotografata da chi visita Dubai. Già perché pensare che il “grattacielo più alto del mondonon ha nemmeno un sistema di scarico della fogna lascia un po’ perplessз. Ogni giorno una lunga fila di camion svuota il pozzo nero della struttura. Per spiegarci meglio: parliamo di un residence per 35.000 persone che producono fino a 7 tonnellate di feci al giorno. Una torre sbrilluccicante priva di beni primari, una contrapposizione.

Non prendiamo nemmeno in considerazione, che secondo noi, un grattacielo così alto non ha molto senso in un luogo ancora ricco di terreno edificabile.

Burj Khalifa il grattacielo più alto del mondo, ma senza un sistema fognario. Incluso in uno dei motivi per non visitare mai Dubai.

Le Palme

Questa palme sospese nell’acqua partono da un idea geniale. Invece di valorizzare la spiaggia in riva al mare e la barriera corallina, perchè invece non distruggere tutto e costruirci sopra delle isole artificiali a forma di palma. Mi sembra un ragionamento logico e privo di spreco di risorse (sarcasm alert!).
Le isole sono forse l’emblema apice di Dubai. La costruzione di Palm Jumeirah è iniziata nel 2001 e, secondo i satelliti di google, ancora oggi sono in corso delle rifiniture.

Ma vediamo nel dettaglio come è composta Palm Jumeirah: alla base di una autostrada cittadina la palma di sviluppa nel mare da un corpo centrale da cui si sviluppano le foglie con le abitazioni. Il tutto circondato da un anello che racchiude la foglia.

Sono tante le considerazioni da fare. L’annientamento del fondale marino per rubare territorio al mare quando sulla terra ve n’è a sufficienza, la mancata costruzioni degli hotel e delle strutture in progetto a causa della stretta creditizia globale e la scarsa salubrità dell’acqua. Analizziamo infatti quest’ultimo punto. Ma chi è che vuole farsi il bagno in un’acqua racchiusa da torri di sabbia? I piccoli frangionde presenti nell’anello esterno, infatti, non consentono alle maree di defluire all’interno della palma e lasciano l’acqua stagnare. Insomma sarebbe come farsi il bagno nei canali di Venezia, immaginando Venezia costantemente a 30 gradi. Visto che impariamo sempre dai nostri errori siamo riusciti a costruire una seconda palma, Palm Jebel Ali e una terza è in programma, Palm Deira. Yuhu!

Le Isole del Mondo

La Isole del Mondo sono composizione di isole artificiali costruite a forma di mappamondo, se viste dall’alto. Sono composte principalmente da sabbia dragata dalle acque costiere poco profonde di Dubai. Il piano prevede un gruppo di isole turistiche, ognuna dedicata a uno stato o regione del mondo, probabilmente richiamandone l’architettura e la cultura. Il che, detto così, sembra un’idea piuttosto figa. La costruzione delle 300 isole è iniziata nel 2003 e si è interrotta durante la crisi finanziaria del 2007. Sebbene la metà delle isole sia stata venduta ad appaltatori, attualmente soltanto due sono in utilizzo, le altre sono una distesa di sabbia. Lo scopo delle isole? L’ennesima attrazione turistica per gente occidentale, con lussuosi hotel, spa e residence.

Dragare: questo il verbo che crea maggiori problemi. Ancora una volta riportiamo dei numeri, per capire la portata di quello di cui stiamo parlando. 321.000.000 metri cubi di sabbia e 386 milioni di tonnellate di roccia sono state scavate dai fondali dell’oceano da grandi navi e cisterne distruggendo e risucchiando tutto ciò che vi era in torno.

Le Isole del Mondo e Palm Jumeirah. Ottenute dalla distruzione del fondale marino e della sua barriera corallina. Incluse nei motivi per cui non visitare mai Dubai.

L’acqua potabile

Vi siete mai chiestз come lз 35.000 ospiti del Burj Khalifa o lз residenti di Palm Jumeirah traggono l’acqua, se nelle vicinanze c’è solo deserto? Nel 1971, alla fondazione degli Emirati Arabi Uniti, la popolazione era di circa 300.000 persone. Oggi supera i 9 milioni. Come si risponde a tale crescita? Gli Emirati Arabi Uniti attuano la desalinizzazione dal Golfo Persico per soddisfare la domanda di acqua. La desalinizzazione supporta l’approvvigionamento delle acque sotterranee, ma richiede costi energetici molto elevati e ad oggi produce, a seconda delle piogge, dal 40% al 99% di tutta l’acqua potabile.

Il vero problema è che la procedura di desalinizzazione genera due tipi di acqua: l’acqua potabile e un sottoprodotto, che contiene un livello di sale concentrato. Il sottoprodotto viene scaricato, ovviamente, in mare per motivi di risparmio. Le conseguenze sono evidenti: mari ipersalini, annientamento di fauna e flora (quella sopravvissuta al dragaggio) e una riduzione dell’efficacia degli impianti stessi che richiederanno costi energetici sempre più alti.

Dubai inquina

Se non fosse ancora chiaro, Dubai è in cima alla lista delle città più inquinanti del mondo. Dal 2009 la domanda di energia della città cresce del 10% circa ogni anno. Questo ha portato a un raddoppio dal 2009 al 2019 delle tonnellate di anidride carbonica prodotta. Per soddisfare la crescente domanda di energia, gli Emirati hanno risposto nel 2011 con una nuova miscela di forniture energetiche includendo il carbone come fonte di energia più importante. Dal 2015, il settore energetico è responsabile del più del 50% delle emissioni totali di anidride carbonica degli Emirati.

Nel 2020 l’energia fornita è cosi composta: 25% petroli, 67% di produzione di gas, mentre solo l’8% proviene da fonti rinnovabili (37% in Italia, 38% media Europea). Tutta questa richiesta di energia è dovuta, oltre agli impianti di desalinizzazione, da fattori socio-culturali: la popolazione di Dubai è ricca e occidentale e richiede un consumo più elevato. Si aggiunge infine, il consumo energetico del settore turistico caratterizzato da impianti come il Burj Khalifa. Un altro motivo, per non contribuire.

Moderna schiavitù

L’uscita nel 2020, del rapporto del centro studi statunitense Carnegie endowment for international peace, riporta alla luce la verità più cruda degli Emirati Arabi Uniti: la schiavitù.
Nel rapporto si legge come in città sono attive varie categorie, dai signori della guerra afgani ai cleptocrati nigeriani, dai mafiosi russi agli europei che riciclano denaro. Queste persone portano soldi dentro e fuori dalle banche locali, felicissime di disinteressarsi all’origine di queste somme. Dubai è “una calamita per il denaro sporco”, si legge nel rapporto.

Purtroppo vi è un solo cenno al trattamento disumano che Dubai riserva allз lavoratori e lavoratrici migranti: Moltз sono trattati come merce, anche attraverso il cosiddetto Kafala, un sistema di sfruttamento che condivide alcune caratteristiche con la tratta degli esseri umani. Andando avanti nella lettura, ci è rimasto un pò di amaro in bocca: più che un riferimento alle condizioni di schiavitù di queste persone mi sembra che gli abusi generati dal sistema, vengano quasi normalizzati.

Fortunatamente ci sono altre interviste, come quella condotta da Vice, che ci riporta che la maggior parte dellз schiavз è impiegata nel settore edilizio. Il sistema della Kafala fa in modo che queste persone rimangano legate al datore di lavoro che le ha fatte arrivare nel paese. Questi datori di lavoro decidono sullo stipendio: spesso (e soprattutto in questo periodo) non pagano, o saldano solo un mese e saltano quelli successivi. Se lз migranti riescono a sfuggire ai loro datori di lavoro e a farsi assumere da un’altra parte (senza un contratto regolare), il loro visto viene considerato automaticamente scaduto.

Oltre a questo, ormai su YouTube sono comparsi alcuni Vlog che ci mostrano l’altro volto di Dubai. I quartieri dove con 5 Dirham (1,2€) fai pranzo. Parliamo del Labour Camp, come vengono chiamati in gergo i quartieri di Al Quoz. Quartieri principalmente abitati da uomini originari da Pakistan, India e Bangladesh che qui cercano lavoro, sperando di mandare i soldi da parte alla famiglia rimasta nel loro paese di originare. Purtroppo la realtà è che rimangono a Dubai molto più del previsto, anche più di 25 anni, come sentiremo nelle interviste qui sotto. Linko infatti, qualche video interessante, vi sembrerà di essere in qualche villaggio poco sviluppato dell’India del Sud. Teniamo invece ben presente che siamo sempre a Dubai, la città famosa per il lusso e per gli affitti stratosferici.

Zoo per Influencer

Un tigrotto bianco si dimena mentre una famiglia cerca di farsi scattare una foto. Chi ha visto questo Tiktok? Mi è capitato su instagram di vedere VIP dello spettacolo o influencer postare video con tigrotti, leoni, ghepardi e puma, ma anche scimmie, bradipi e suricati. Particolarmente ricercate sono le foto con leoni o cuccioli di tigre albine che vengono apposta fatti riprodurre per soddisfare la richiesta della clientela. Ovviamente non mancano lo zoo e l’acquario V.I.P. a Dubai, per creare l’ambience perfetto per questi video decisamente creepy.

Nella maggior parte di foto e video, i cuccioli hanno solo pochi mesi di vita. I felini sono costosi da acquistare, costosi da curare e non rimangono innocui a lungo. Cosa ne facciamo quindi, di tutti questi cuccioli, che mangiano e consumano fino a 8 kg di carne al giorno? Li abbattiamo. Vi lascio questo articolo per ulteriori dettagli.

Nel documentario “Planet without apes” del 2020 di Michel Abdollahi, scrittore e presentatore tedesco-iraniano, questi VIP zoo vengono ampliamente criticati e mostra la vita di questi animali quando sono considerati inutili alla richieste di influencer e turistз.

Il futuro di Dubai.

Concludiamo col botto. Immaginate se tutto questo splendore e terrore distopico sparirà al più tardi in un centinaio d’anni. E’ proprio ciò che è previsto. Entro i prossimi 100 anni infatti, l’accentramento nell’area costiera dovrà far fronte all’innalzamento del livello del mare a causa del cambiamento climatico.

I satelliti NASA riportano un aumento del livello del mare di 3,22 millimetri all’anno. Secondo l’International Governmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite il livello del mare salirà di 0,76 metri entro il 2100 e di 1,8 metri entro il 2500. Per gli Emirati Arabi Uniti si tratterà di una perdita di terreno del 6% entro il 2100. Indovinate che cosa include questo 6%? Proprio le Isole del Mondo e le isole a forma di palma e parte del centro costiero.

Ricapitoliamo: abbiamo distrutto un ecosistema per costruirci sopra delle colate di sabbia con hotel, spa di lusso e abitazioni per ricchi, consumando energie e risorse. Ora sappiamo che il destino di quello che abbiamo costruito è quello di scomparire sommerso dal mare. Quello che si dice un investimento su lungo termine proprio ben riuscito (sarcasm alert 2!).

Tutto questo ci sembra un enorme paradosso con le immagini e i reels patinati sui social media. Penso che proprio questi ultimi due motivi siano forse quelli che più nel profondo ci hanno scioccato, forse perchè ne eravamo solo superficialmente a conoscenza. Approfondirli per la stesura di questo articolo ci ha segnato e senza contare quelli precedenti, ci convincono da soli a non atterrare mai a Dubai.

E voi cosa ne pensate? Siete mai statз a Dubai e siete incappatз in queste realtà? Se vi piace di più questa vena “politica-critica” fatecelo sapere, abbiamo mille articoli in testa di questo stampo. Nel frattempo vi lascio scoprire la valle distopica di Burj Al Babas.

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